DISCRIMINAZIONE DI GENERE
Secondo i dati recentemente diffusi dal ministero del Lavoro, il saldo tra nuovi contratti di lavoro attivati nei primi mesi del 2015 e le cessazioni intervenute nello steso periodo vede una crescita dei contratti a tempo determinato (+184.812) e un aumento di soli 271 contratti a tempo indeterminato. Aumenta, inoltre, il ricorso all'apprendistato (+ 6.498).
Analizzando meglio i dati, però, si nota come le nuove assunzioni non siano equamente rivolte a uomini e donne, soprattutto per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato. Nel mese di marzo 2015, ad esempio, i contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati con riferimento alle lavoratrici è pari a circa la metà rispetto a quelli instaurati con lavoratori uomini. La differenza si assottiglia leggermente guardano i dati relativi ai contratti a tempo determinato, mentre diminuisce sensibilmente per i contratti di apprendistato. Insomma le donne vanno bene come apprendiste o, al limite, come lavoratrici a termine. Molto più difficilmente riescono a trovare un'occupazione stabile.
Alla luce di questi dati, purtroppo, non stupisce il comportamento della datrice di lavoro che aveva ingiustamente discriminato una propria dipendente in quanto lavoratrice madre.
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