IL PARLAMENTO HA APPROVATO LA RIFORMA SULLA "BUONA SCUOLA": NESSUNA MODIFICA SOSTANZIALE RISPETTO AL TESTO ORIGINARIO
Con 316 voti favorevoli e 137 contrari la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge sulla riforma della scuola. Dopo l’approvazione alla Camera il disegno di legge passa ora all’esame del Senato.
Rispetto ad uno dei punti più discussi della riforma, cioè quello che prevedeva la possibilità per i contribuenti di finanziare la scuola, pubblica o paritaria, con il 5 per mille, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha spiegato: "Non si accantona né si abbandona l’idea di introdurre il meccanismo molto utile e produttivo: il governo si impegna comunque, ritenendo valido il principio che introduceva questo articolo, cioè la possibilità anche per la scuola di ricorrere al 5 per mille, a riproporre, una volta trovati fondi diversi cercando una copertura aggiuntiva rispetto a quelle già stanziate, la norma in un successivo provvedimento che magari affronti temi di natura fiscale".
Per il resto, nonostante le proteste di insegnanti, studenti e sindacati, il Parlamento non ha apportato modifiche rilevanti al testo originario: condiviso lo scopo finale perseguito dalla riforma (garantire una sempre più accentuata autonomia scolastica) con l'attribuzione di una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola; approvato anche l’articolo che attribuisce ai presidi il potere della ‘chiamata diretta’ e senza più graduatorie degli insegnanti dei propri istituti e il bonus di 500 euro per l’aggiornamento dei professori.
Confermate inoltre le detrazioni, per un massimo di 400 euro all’anno per studente, delle rette per la frequenza delle scuole paritarie di ogni ordine e grado e le misure volte a garantire un maggiore collegamento fra scuola e mondo del lavoro
Approvato, infine, il limite della durata dei contratti di lavoro a tempo determinato: la norma non è retroattiva, quindi i 3 anni inizieranno dall’entrata in vigore della riforma, e prevede che i contratti del personale docente, educativo e amministrativo, per i posti vacanti e disponibili, non possano superare i 36 mesi, anche non continuativi.
Non sono chiare, tuttavia, in quanto non esplicitate nel testo della legge in fase di approvazione, quali sarebbero le conseguenze applicabili in ipotesi di superamento del limite. Da più parti, in proposito, è stato sollevato il dubbio che, se il testo dovesse essere definitivamente approvato nella sua versione attuale, vi sarebbe il pericolo che dopo 36 mesi il personale non possa più lavorare (FONTI: ORIZZONTESCUOLA.IT e POST.IT).
Vai a questo link per leggere il testo approvato dalla Camera dei Deputati il 20 maggio 2015